COMITATO
SALVIAMO VILLA COCCINI
e-mail
salviamovillacoccini@gmail.com
Con
il presente Comunicato il Comitato Salviamo Villa Coccini, in difesa
degli aspetti ambientali, culturali e storici del territorio,
conformemente ai suoi fini statutari, segnala alcune iniziative in
atto, o appena concluse, che evidenziano, ancora una volta, la
disattenzione, il disinteresse e l'incultura di chi governa la nostra
comunità e degli organismi che dovrebbero tutelare il territorio.
Nel
luglio 2013 avevamo segnalato i gravi danni alla cappella, ovvero
edicola, votiva di San Bernardo posta all'inizio della via per
Casarico, provocati dal passaggio dei mezzi del vicino cantiere di
l'edilizia convenzionata, suscitando la scomposta reazione
dell'Amministrazione Comunale.
L'Amministrazione
aveva poi però provveduto a meglio proteggere e mettere in
sicurezza il manufatto mentre i responsabili della Cooperativa
Edilizia si erano impegnati al restauro della piccola costruzione,
una volta terminato il cantiere.
La
documentazione fotografica da noi effettuata evidenzia tuttavia come
il dissesto della cappella sia ulteriormente progredito nel tempo.
In
questi giorni effettivamente si sono conclusi lavori di restauro a
cura del Dipartimento di conservazione e Restauro dei Beni Culturali
dell'Accademia di Belle Arti Aldo Galli – IED Como, svolti sotto le
precise indicazioni operative imposte dalla competente Soprintendenza
per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Milano, come da parere
del 11 settembre 2014 n° 10223.
Purtroppo
dobbiamo constatare come il degrado che il tempo, l'incuria, il
disinteresse della popolazione e delle istituzioni civili e
religiose, avevano provocato sia stato con questo intervento
accentuato e messo in rilievo a causa dell'assurdo e integralista
parere della Soprintendenza che ha imposto tra l'altro, che: “ Le
parti decorative mancanti (cornici capitelli,…) non siano
ricostituite, ma si limiti l'intervento alla sola sigillatura delle
fessurazioni con miscele a base di calce idraulica naturale”
Forse
l'edicola, opera certamente di manodopera locale e frutto della
semplice e spontanea fede popolare, è stata scambiata dalla
Soprintendenza per un'opera d'autore “ firmata” quindi
intangibile e ne è stato imposto un restauro di rigore assoluto,
impedendo qualsiasi integrazione o completamento di parti murarie,
architettoniche e decorative mancanti e collassate.
Stesso
“rigore” certamente è stato utilizzato per le parti dipinte, sia
per le semplici partiture architettoniche, in piccola parte ancora
visibili e facilmente reintegrabili, che per l'affresco
rappresentante il Santo, di cui resta solo una macchia rossastra in
cui si intravede, forse ,una mano.
Il
risultato finale di questo lodevole, nelle intenzioni, intervento,
risulta essere un manufatto restaurato a rudere, forse apprezzabile
da esperti ed appassionati di restauro filologico integralista ma
certamente incomprensibile alla gente, agli eredi di quella comunità
civile che quella cappellina votiva aveva voluto.
Noi
crediamo che un bravo muratore oggi sarebbe stato in grado di
ripristinare le parti perdute, eventualmente con tutti gli
accorgimenti utili a differenziarle, lievemente, dalle parti
originarie (così come piace alla Soprintendenza) dando nuovamente
alla costruzione quella completezza e quella dignità architettonica
che un tempo le era stata donata dagli artigiani che l'avevano
concepita e realizzata.
Stesso
discorso può essere fatto per le parti decorative architettoniche
dipinte. Un buon artigiano decoratore sarebbe stato certamente in
grado, con sensibilità e leggerezza, di accennare almeno il
completamento delle principali linee mancanti e quindi renderle
comprensibili e leggibili nel loro insieme.
Per
l'immagine di San Bernardo, praticamente scomparsa, non era
probabilmente possibile alcun intervento che potesse dare una
qualche leggibilità all'opera.
Un
intervento ex novo di buon livello artistico sarebbe forse stato
improponibile per motivi economici, noi riteniamo tuttavia che non
sarebbe stato scandaloso collocare nell'edicola una riproduzione,
chiaramente denunciata come tale, di qualche opera di analogo
soggetto e donare quindi un significato e una continuità di memoria
e devozione all'opera.
Ampliamento
del Ristorante Imperialino.
I
650 mc di ulteriore ampliamento donati dal PGT alla Soc: Grand Hotel
Imperiale sono in fase di realizzazione.
Si
osserva che, naturalmente, il nuovo cemento verrà costruito sul
fronte lago cioè sulla parte più sensibile del territorio.
La
realizzazione dell'ampliamento è legata ad una convenzione che
dovrebbe garantire alla collettività un beneficio cioè prevedere
che il privato come contropartita all'incremento volumetrico realizzi
o ceda qualcosa che sia di interesse pubblico.
Noi
non siamo riusciti a capire quale sia questa contropartita,
sembrerebbe trattarsi della realizzazione di un piccolo deposito
attrezzi a servizio del cimitero, non è sicuro, in effetti l'accesso
agli atti in comune di Moltrasio è sempre stata una cosa difficile e
scoraggiante.
Rimane
sempre un quesito senza risposta che riguarda la natura di una parte
del terreno a lago su cui sorge il complesso dell'Imperialino, è
tutto di proprietà privata o vi è una porzione pubblica ? Ad ogni
ampliamento dell'albergo sorge questa domanda ma una risposta chiara
non è ancora stata data.
Il
giorno 14 dicembre, come anche da segnalazione di Vittorio
Bernasconi, sempre attento e tempestivo sulle questioni del nostro
Comune, con un velocissimo intervento sono stati abbattuti tutti
gli alberi e gli arbusti sul terreno fra la via Regina e la via
Bellini appartenente all'ex villa Belgioioso.
Sull'immobile
sono iniziati da poco lavori di straordinaria manutenzione e
realizzazione di piscina, la proprietà sembra sia di cittadini
russi, progettisti ed impresa costruttrice sono sempre i soliti che
ormai a Moltrasio pare abbiano l'esclusiva dei lavori di prestigio.
L'area
disboscata era effettivamente da tempo in stato di totale abbandono
con crescita di vegetazione infestante che invadeva anche la Regina e
piena di rifiuti, ora tutto è stato tagliato e ripulito compresi
almeno 4 grandi cipressi, probabilmente secolari o quasi, di notevole
sviluppo vegetativo e in buone condizioni.
Il
taglio di questo patrimonio arboreo è totalmente ingiustificabile e
può essere inquadrato solo in un'ottica speculativa assolutamente
indifferente al rispetto dei valori dell'ambiente e del paesaggio. La
prima cosa che viene da pensare è che al disotto dell'area su cui
crescevano gli alberi siano previsti dei parcheggi.
L'eliminazione
della quinta a verde che separava la via Regina, edificata verso
monte,dalla via Bellini, edificata verso il lago, rappresenta una
grave perdita ambientale e modifica ,impoverendola, la successione
delle visioni prospettiche fruibili percorrendo nei due sensi la via
Regina o la sottostante parallela via Bellini.
Immaginiamo
che questo intervento, in zona sottoposta con decreto specifico a
tutela come Bene Ambientale e Paesaggistico, sia stato autorizzato da
quella stessa Commissione Ambientale che a Torriggia ha autorizzato
l'abbattimento dei cedri del Libano, della Villa alla Punta, che
erano riusciti a sopravvivere a un devastante intervento edilizio,
sostenendo che la demolizione era possibile in quanto non si trattava
di piante autoctone, cioè di piante originarie del luogo !!
Forse
anche nel nostro caso i cipressi, che certamente non sono nati
spontanei, sono stati giudicati non autoctoni e quindi da abbattere.
Non
ci si venga poi a dire che erano piante ammalate e che verranno
sostituite con analoghe essenze di pari dimensioni perché questi
sono impegni che sempre vengono assunti per ottenere i permessi ma
che in pratica non vengono e non possono essere rispettati.
Per
concludere
E'
motivo di rabbia e tristezza dover subire queste continue
devastazioni del territorio a volte magari anche con interventi che
appaiono non rilevanti, in se stessi, ma che distruggono in un attimo
ciò che si è formato, stratificato e sedimentato nel corso dei
secoli e che ha raggiunto un suo delicato equilibrio con ciò che gli
sta attorno.
Stupisce
e amareggia il cogliere in questa frenesia distruttiva e indifferenza
culturale, la totale mancanza di un disegno di sviluppo civile che
conservi e valorizzi le risorse del territorio
Moltrasio,
19 dicembre 2015 per il Comitato il
presidente
Maurizio
Veronelli
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